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Se a qualcuno dei lettori capiterà di passare da Firenze e chiederà dov'è "La Terra dei ciliegi", probabilmente nessuno gli saprà rispondere, perché nessuno ricorda più quel nome, tantomeno dov'è quella terra: qualcuno sosterrà, sicuro di quello che dice, che non è mai esistita. Invece è esistita, esiste ancora, la si può perfino riconoscere, se si cercano con passione e costanza le tracce che la attraversano e si mette a fattor comune la memoria dei ricordi più lontani, sforzandola fino a farla sconfinare nella fantasia. Ci sono passati imperatori e papi; ci hanno vissuto nobili e ministri; campioni dello sport e intellettuali più o meno famosi. Ma l'ha abitata, soprattutto, una moltitudine di gente semplice, spesso anonima, che l'ha resa quella che è stata e che, in qualche modo, è anche ora: la terra fra l'Arno e l'Ema, attraversata dalla ruga delle colline che vanno da sud verso l'ovest della città. Sono proprio le storie di quell'umanità che l'autore racconta dal di dentro, tessendole con quelle dei fatti che, giorno dopo giorno, hanno trasformato "La terra dei ciliegi" in quello che è oggi.