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Il capitalismo, nella sua fase neoliberista, crede di poter ridurre l'alterità, culturale, sociale e politica a un problema da "gestire" attraverso un ricco arsenale di strumenti repressivi e partecipativi, punitivi e premiali, giuridici ed economici. Così, se oggi sempre più si allarmano del perverso trasfigurare delle parole i valori capovolgendosi nel loro contrario, il paradigma della Violenza/Non Violenza diventa un prisma per mettere a fuoco la censura e la distorsione fraudolenta della memoria degli oppressi, la voluta confusione tra aggrediti ed aggressori, la sacralizzazione dello scientismo e dei suoi emissari in un contesto sociale propagandato come insicuro e pericoloso, la pretesa di delega di ogni nostra decisione.