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Sul "Leonardesco" canale di Cesenatico, il busto di Giulio Cesare funge da premonitore inconsapevole di una storia intrigata e complessa. «Il dado è tratto» vi si legge inscritto, così come lo è per due vecchi amici che si ritrovano e scoprono di non conoscersi più. Due famiglie legate da destini diversi e uguali allo stesso tempo, con i loro segreti e le loro chimere inseguite e mai raggiunte. Due storie parallele che prendono il via dal ritrovamento di un cadavere e dal suicidio di un uomo; è un intreccio di fili che polizia, commissari e consulenti devono dipanare per svelare il disegno della storia, tessuta dentro al grande arazzo della Storia, quella dell'Italia degli Anni di Piombo. Stefano Zammartini colora di giallo le strade di Cesenatico e di Bologna, nell'intento di mostrare al lettore una verità scomoda e inevitabile, una verità eterna: niente è come sembra. Lo fa mettendo in parola una vicenda di investigazione, ma anche di valori affettivi spinti all'estremo, ciechi alle spaccature nell'intonaco della vita e in grado di spingere ad atti folli pur di chiudere la porta all'oscurità che ombreggia sul proprio passato, per sempre.