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Reduce dalla fatica compositiva del suo unico romanzo storico (Il primo trombettiere, 1880), Hardy si impegna l'anno seguente nella stesura di un'opera apparentemente diversa (il sottotitolo è Una storia di oggi), ma in realtà bilicata fra antichità e modernità, dimensioni la cui dialettica determina il contesto in cui si svolge la vicenda. Paula Power eredita dal padre (ricco e famoso imprenditore ferroviario) un castello medievale, per ristrutturare il quale assume un promettente architetto londinese. Il quale, prevedibilmente, non tarda ad innamorarsi (fino a un certo punto ricambiato) della ragazza. Quel che non è prevedibile - come sempre in Hardy - è il complicarsi della trama a causa dell'intempestivo ingresso in scena di un rivale che, per le sue caratteristiche così diverse da quelle dell'architetto, finisce per attrarre a sua volta e a modo suo le attenzioni della giovane ereditiera. In questo che è uno dei suoi romanzi più ingiustamente trascurati, Thomas Hardy tratta da par suo l'intrecciarsi dei reciproci desideri, in un vicendevole ricercarsi e respingersi da parte dei protagonisti il quale (come spiegato nell'introduzione al testo) ad un più alto livello assurge a vera e propria immagine di una quête metafisica.