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Questo scritto nasce da un fatto increscioso, quale il furto del calice che secondo la tradizione contiene i resti del sangue del santo martire Teodoro, effettuato violando brutalmente l'urna che contiene le spoglie del Santo, custodita nella cripta della chiesa parrocchiale di Monteleone, ma nasce anche dal desiderio mostrato dalla Comunità del paese e dalla Associazione Turistica Pro Loco di riparare a quell'atto sacrilego e ricollocare un simbolico Vas Sanguinis ricostruito artigianalmente come fedele copia dell'originale settecentesco. Il santo martire Teodoro è stato proclamato comprotettore di Monteleone insieme ai santi apostoli Pietro e Paolo titolari della chiesa. Il libro è frutto di una scrupolosa ricerca archivistica che ha consentito di ricostruire le vicende delle sacre reliquie di san Teodoro dal momento in cui sono state concesse in custodia alla chiesa collegiata di Monteleone d'Orvieto nel 1778 ai nostri giorni. Inoltre ricostruisce le manifestazioni e gli eventi che nel tempo sono stati organizzati in onore del Santo. Per questo lavoro è risultato particolarmente interessante lo studio di un manoscritto settecentesco che riporta con precisione le cronache degli avvenimenti narrati. L'ottenimento delle sacre reliquie è strettamente legato alla creazione della Collegiata Insigne di Monteleone di cui nel testo se ne ricostruiscono le vicende. Il titolo deriva da un'espressione più volte pronunciata dal priore Cherubini, colui che ottenne la reliquia, nei frangenti più difficili dell'avventuroso viaggio effettuato per trasportare l'urna da Roma a Monteleone.