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Stiamo vivendo da anni un momento non felice per la Storia; i giovani vivono nell'Età dell'informazione, come scrive Manuel Castells, vivono il tempo senza tempo, dove si riduce la possibilità diacronica della riflessione sul rapporto tra passato e futuro e dove tutto è invaso dalle informazioni pratiche e immediate e, perciò, si tende verso la perdita della memoria collettiva della nostra storia nazionale e locale. La crisi della Storia è cominciata nel 1989, quando con il crollo del muro di Berlino e con la vittoria del modello democratico liberale occidentale sembrò che fosse finito lo scontro fra due grandi sistemi: capitalismo e comunismo. Da quel momento si è avuta l'impressione che fosse nato un nuovo mondo: un mondo senza storia. Sembrò che quest'ultima, intesa come lotta o conflitto, avesse trovato la sua fine e come conseguenza ci si aspettava una pace mondiale durevole; si entrò, invece, in un mondo controllato dal neoliberismo, con la predominanza della finanza internazionale. Il sapere storico, in questo quadro, ha perso la sua importanza; ha perso la sua importanza proprio nel momento in cui è finito il conflitto politico e si è avuto come conseguenza anche una l'eclissi del valore dell'insegnamento e della formazione scolastica della storia e con essa si è eclissata anche l'importanza della costruzione della memoria sociale, che prima si sviluppava all'interno delle famiglie, dei luoghi di lavoro, di studio, dei partiti politici e delle tradizioni operaie: la memoria sociale così cessa di esistere. È proprio dallo studio o dalla conoscenza del passato, dal confronto tra le varie epoche e tra i vari personaggi, che gli uomini possono arricchire le proprie coscienze e conoscenze, perché il passato porta con sé un immenso patrimonio di esperienze da cui attingere, grazie al quale è dato orientarsi nel presente. In ogni caso, la conoscenza della storia, lo studio e la divulgazione colta potrebbero essere un antidoto decisivo a evitare due vizi del nostro paese: il vittimismo e il provincialismo. Vizi che danneggiano le nostre tradizioni civili, le prospettive politiche e l'identità culturale. Ed è per questo motivo che nasce il libro, che è dedicato proprio agli studenti, affinché possano ripensare a ciò che è accaduto e a riflettere su alcune tematiche di storia che hanno caratterizzato i due secoli precedenti: Otto e Novecento.