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"La miniera abbandonata" non è soltanto un romanzo dall'originale fascino del mistero ma anche un contenitore di molti spunti riflessivi e occasioni di dotte disquisizioni. Stefano Stefanacci ha ben equilibrato la storia del protagonista con molteplici aspetti socio-culturali connessi anche a profili religiosi, filosofici, psicologici. Il protagonista, sin dalle prime pagine del romanzo, manifesta un bisogno interiore di cambiamento che lo accompagnerà durante il percorso di vita, particolarmente da quando la sua libertà sarà compromessa. Lo scrittore Stefanacci ci offre la possibilità di dissertare su argomenti che, con forza, escono fuori da molte sequenze del romanzo come, per esempio, la lesione della dignità umana e la repressione della libertà, che mettono in moto dinamiche inconsce particolari nel protagonista. Bisogno di fuggire dalla solitudine, ma anche dal senso di vuoto, e rifugio nell'individuale accompagnano molti giorni della vita di Kevin che, celandosi dietro il paravento del gioco cerca la libertà spaziando con il pensiero, con la fantasia, per viaggiare verso orizzonti solo suoi, in cui il compagno Joe non può giungere perché privo degli stessi strumenti di "gioco" del protagonista. Eppure Joe, soltanto alla fine, riuscirà a comprendere il background del compagno-amico.