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«È una raccolta di poesie, di racconti, di riflessioni. Ma è, soprattutto, un libro di memorie, così come si sono depositate nella mente e nel cuore dell'autore: memorie di luoghi, di fatti e di uomini, di gioie e di dolori, collettivi, familiari e personali. E l'autore si muove tra queste memorie in punta di piedi, senza disturbanti invasioni di campo, "a rasa rasa", appunto, e ne parla "a bassa voce", in prosa e in versi, in lingua e in dialetto. Il nostro dialetto, che egli conosce in tutte le sue sfumature e lo tratta non da "forgiaro", come dice nella "Nota" di apertura, con l'umiltà che lo caratterizza, ma da maestro, proprio come sa fare "il miglior maestro del parlar materno", ben consapevole che nel dialetto, in ogni singola parola, si riflettono la vita e l'anima di un'intera comunità, direttamente, senza il filtro delle complesse e spesso devianti elaborazioni formali, richieste da altri registri linguistici" [...]» (Dalla prefazione di Mario Bozzo)