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Con la presente opera l'autore ha voluto aggiornare quanto riportato in precedenti suoi scritti dedicati alla fòcara, il gigantesco falò, che ogni anno, il 16 gennaio, i cittadini di Novoli (Lecce) bruciano in onore di sant'Antonio abate, il santo per antonomasia del fuoco. Il rito dell'accensione del falò novolese, ormai secolare, se fino a qualche anno fa conservava ancora il suo pieno valore vitale di riscatto culturale, negli ultimi anni ha intrapreso un percorso nuovo, tutto orientato alla pura spettacolarizzazione dell'evento per il quale si sciupano tante risorse economiche senza nessuna ricaduta sul territorio. Con il suo testo l'autore vuol lanciare un monito ai reggitori della res publica novolese affinché recedano da quella sorta di gara insorta tra le opposte fazioni politiche a chi riesce meglio a fare stupire e ad patres redeant.