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Un vecchio detto salentino recita: "Jata a ddha casa a ddunca nc'ete nna chirica rasa" ("Fortunata quella casa dove c'è un sacerdote"). E di sacerdoti le abitazioni di Novoli sono state, fino a qualche decennio fa, stracolme, tanto che si soleva anche denotare il paese come "terra te prieti" ("terra di preti"). Ecco a questa "terra di preti" l'autore ha voluto rivolgere la sua attenzione, perché voleva capire come mai i cittadini novolesi fossero animati da tanta fervida pietà religiosa da portarli ad erigere tante chiese e cappelle. Il libro si articola in tre sezioni. La prima è dedicata alla chiesa matrice, il cui primo capitolo concerne l'aquila che compare nei due capitelli delle colonne che racchiudono la porta maggiore; seguono le notizie sull'altare maggiore, gli altri altari e la descrizione del "corpus ecclesiae". Nella seconda sezione il lettore troverà tratteggiate tutte le altre chiese dentro e fuori l'abitato. La terza si riferisce al monastero e alla chiesa di Villa Convento.