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Ambientato in Giappone narra di Kou, della sua straordinaria vita e dell'avvincente filo conduttore che dà il titolo all'opera. Esso è potente poiché infrange il concetto che ogni essere umano ha di se stesso ossia di sentirsi il protagonista della propria esistenza. Seppur sia una percezione inevitabile, Kou ci aiuta a comprendere che le cose non stanno così, ci mette davanti all'evidenza che il vero protagonista è un altro, un'immortale presenza che silenziosamente aspetta che l'uomo compia ciò che gli spetta, che non fa niente per mostrarsi ma che mai si nega se viene cercata. Nella prima parte è l'autrice che racconta di Kou ma nella seconda è l'invisibile protagonista che prende la parola narrando di sé e dell'uomo che impersona, dei loro ruoli, delle loro missioni e anche di cosa implica per entrambi giungere alla morte. È di un uomo che si narra ma anche di tutti gli uomini poiché il senso di infinitezza che pervade il libro appartiene a ogni essere umano e il lettore non potrà fare a meno di percepirlo. Sarà come sentire palpitare l'essenza di se stesso finora ignorata o dimenticata ma che ora può ritrovare e con essa scoprire perché e per chi sta vivendo.