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"Miscere sacra profanis" - per riprendere la celebre espressione del Vangelo di Matteo - sembra essere la chiave di volta al fine di tentare un'ardua scalata verso le cime della lirica di Cundari, il quale si diverte a distruggere le mura di confine tra questi due universi che la morale comune ha issato con l'intento di tenerli perennemente separati. Le immagini del poeta, al contrario, shakerano le due cose creando cocktail micidiali: tuttavia mai mancando di rispetto alla regione mistica del sacro, né scadendo nel volgare pornografico; ciascuna delle due sfere mantiene ontologicamente una propria dignità, un sapore antico che a tratti sprofonda nel mito. Gli accostamenti oscillano come un'altalena fra l'alto dello spirito e il basso della carne - o viceversa - investendo ogni minuscolo dettaglio della realtà. (Dalla prefazione di Giuseppe Palladino)