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Nato come appendice al suo capolavoro, "Il conte di Montecristo", così come avvenne a Manzoni di separare "La colonna infame" da "I promessi sposi" e farne un libro autonomo, "Alì Pascià" viene pubblicato per la prima volta sulle pagine del giornale napoletano "L'Indipendente". Alexandre Dumas mescola qui cronaca e invenzione per raccontare l'ascesa e la caduta del despota Alì Pascià. Il protagonista «eroe nero designato come un Tiberio, un Caligola, un Nerone», come scrive Valerio Magrelli nel saggio introduttivo - è un uomo senza scrupoli, dotato di una ferocia illimitata e una sistematica slealtà nei confronti dei patti stabiliti con i nemici. Le sue azioni spietate offrono ancora oggi un'immagine efficacie del potere e dei suoi meccanismi. Dumas rimase affascinato a tal punto dall'avvincente storia di Alì Pascià, scritta dall'amico Mallefille, da decidere di crearne una propria versione, spinto anche dalla volontà di supportare i moti rivoluzionari che stavano per scoppiare in Albania. Il libro racconta così le vicissitudini di Alì, uomo avido di ricchezze e potere, e la sua vita, scandita da una serie continua di crimini e di trame segrete. Introduzione di Valerio Magrelli. Con un racconto di Mallefille Félicien Jean Pierre.