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Nella prima metà dell'Ottocento, Peter Christen Asbjørnsen attraversa i territori rurali della Norvegia per raccogliere "testimonianze" di incontri con gli esseri soprannaturali che abitano i monti e le foreste: storie di huldrer ammaliatrici, di neonati scambiati in culla dai troll, di fanciulle rapite dagli esseri sotterranei, resoconti sui dispettosi folletti che infestano le fattorie, le stalle e i mulini, e che, una volta scoperti, si dileguano e rotolano via in forma di gomitoli grigi. Viene così tracciata la topografia di un mondo dai confini labili ed evanescenti, permeabile alla dimensione soprannaturale, ma fornito di un proprio codice di regole e consuetudini, e dove l'incontro con il "popolo dei colli" può segnare per sempre, chi l'ha vissuto, nel corpo e nell'anima.