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Michelino ha sei anni e una sfrenata fantasia. Nato quando l'odore di polvere da sparo della guerra si sta ancora dissipando, Michelino ignora che le vere insidie non si nascondono nelle granate e nelle bombe inesplose, che tanto preoccupano nonna Celeste, bensì nei recessi della sua stessa famiglia. Condannato "ad bestias" come nel circo della Roma imperiale, in balia di belve umane che lo strappano al suo mondo di innocenza e lo trascinano nei loro vizi, nelle loro vendette trasversali, nei loro malefici, Michelino vive un inferno ingiustificato e capisce che nessuno può aiutarlo. I genitori troppo ingenui, la nonna buona, il frate a cui ha taciuto l'unico "peccato" che avrebbe voluto raccontare, sono fantasmi che si scioglierebbero come cera se fossero sottoposti alla tortura della verità. Non sono pronti: le loro facce, i loro sguardi vacui testimoniano una stanchezza di fondo e il desiderio di salvaguardare uno stato di pace, per quanto effimero sia. Quella di Michelino è la storia di ogni bambino inascoltato, dell'esclusione e della solitudine a cui i grandi spesso consegnano chi sta solo tentando di comunicare, e di vivere fuori dalla paura.