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"Lassù la luna e laggiù il bosco, una finestra aperta, una bimba nella sua camera, l'ombra aperta della notte. E s'affresca la fiaba, epifania di racconto. Il pensiero abbandona il calcolo, si svuota da regola di maniera, e le parole si danno per quello che esse sono: grandi. Grandi. Si rivestono di quella polifonia aurorale in cui il regno animale vegetale e minerale parla, il creato, così si ebbe a dire per millenni, comunica e l'orecchio, il piccolo orecchio della bimba come di un vecchio più antico degli anni suoi, plasmato d'innocenza e ormai svuotato d'ogni vanagloria, ascolta, e riconosce. La creatura abita dentro il perimetro infinito del creato. E la fiaba si dimostra subito dramma. Da leggere con un mezzo sorriso, quasi a dire righe per bimbi da intorpidire per il sonno notturno, per vecchi davanti al formicolante lavoro del cantiere, eppure la fiaba mostra la radice più profonda, così abissale che dalla terra subito si risolve nel cielo, il finito si conclude nell'infinito." (dalla prefazione di Emanuele Torreggiani)