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Questo amalgama d'immaginazione e di concreto realismo è una qualità comune a ogni tipo di racconto popolare islandese e dovrebbe essere considerata una delle caratteristiche più rilevanti di questa letteratura. Qui, i palazzi fiabeschi somigliano molto alle più ricche fattorie, con il re che conta le sue pecore e i suoi armenti come un agricoltore islandese di collina. Il demonio e i suoi diavoletti brillano spesso più per la loro credulità che per la loro malizia. Troll e mostri hanno comportamenti casalinghi e quotidiani. Gli elfi vivono, muoiono e agiscono in tutto e per tutto come gli esseri umani, mentre i fantasmi sono di natura stranamente materiale, dato che picchiano di santa ragione le loro vittime, si mostrano soggetti anch'essi alla debolezza della carne e mangiano, sentono dolore e addirittura soffrono il mal di mare. In questo mondo del racconto popolare islandese, così strettamente imparentato con il nostro imperfetto mondo di pericoli naturali e frustrazioni umane, troviamo una parabola ampliata dei nostri sentimenti di fronte alla vita, alla fortuna, alla rovina e alla morte.