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Il Cammino di Santiago racconta il viaggio del narratore Salvatore Monetti, un viaggio in solitudine, privo di ogni appoggio umano, nel digiuno del cibo materiale e spirituale. Salvatore lascia il mondo normale, delle relazioni sociali e delle comodità per trovarsi solo in un ambiente elementare, dove si risvegliano i bisogni essenziali, che prendono il posto di quelli secondari o fittizi. Il fine del viaggio è quello di recuperare il rapporto con "se stesso" e lo può fare rispondendo alla domanda "Dove sei?" senza tentativi di nascondimento o di impotenza. Per anni l'autore si è infilato in vicoli oscuri, ciechi, senza meta, scimmiottando sulle domande fondamentali dell'esistenza umana, scendendo sempre più in basso, dove la luce diventava sempre più fioca e la mente spegne la ragione. Il Cammino di Santiago gli ha dato la possibilità di scoprire un uomo sconosciuto a se stesso, che si è avventurato in una possibile risposta, anche se impetuosa e rumorosa, ma è stata capace di spazzar via l'atmosfera asfittica saccente e orgogliosa o, più semplicemente, uguale e noiosa.