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Questo studio prova a dare rilievo ad una produzione scultorea ingiustamente trascurata e che invece, con ogni probabilità, ebbe notevole diffusione nel mondo antico. La peculiarità della produzione di lucerne non sta infatti soltanto nella qualità del marmo utilizzato, sempre di provenienza cicladica, forse di Nasso o più verosimilmente di Paros, e neppure nell'alto livello di lavorazione della maggior parte di esse o nell'attenzione per i dettagli, quanto piuttosto nella funzione che esse rivestivano: si tratta infatti di opere che rispecchiano una cultura religiosa forte, incisiva, a volte problematica e legata molto spesso al mondo femminile, al culto demetriaco, al culto apollineo, al mondo ctonio o a specifici culti di cui ignoriamo l'origine e le caratteristiche. Le lucerne sono infatti essenzialmente nobili doni votivi e non semplici oggetti quotidiani, come il nome farebbe supporre. Non è dunque un caso se per esse veniva scelto un materiale estremamente ricercato, specialmente nelle colonie italiote e siceliote: un marmo speciale, che Plinio definiva "lucente", quasi avesse esso stesso la capacità di illuminare grazie alla sua inconfondibile brillantezza.