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Piazza San Giovanni era stracolma di gente e il cielo di quell'azzurro profondo e magico del maggio romano: De Gregori e la Marini cantavano alla folla in estasi "Bella ciao". Non è casuale il richiamo alla Resistenza con cui si apre "Non mi cercare": il mito della Resistenza tradita sarà uno degli elementi che spingeranno, negli anni Settanta, molti giovani a scegliere la strada della lotta armata, dando vita a un fenomeno che sconvolgerà il Paese, a passare dalla critica politica alla critica delle armi. Il protagonista del romanzo è un giovane poliziotto, uno che ha scelto di stare dall'altra parte. Sullo sfondo di una difficile quanto tenera storia d'amore, si dipana il racconto di Andreassi che attraversa gli anni di piombo. Un romanzo nel quale realtà e finzione si intrecciano: «È la terza o quarta volta che Guido legge quel foglio malamente ciclostilato con l'emblema della stella a cinque punte. Vuole capire bene chi sono e che cosa vogliono questi dell'Organizzazione, ora che è stato assegnato al nucleo antiterrorismo». «Due missini assassinati nella sede del partito a Padova. È la prima volta che l'Organizzazione si sporca le mani di sangue». Andreassi racconta, senza fare sconti, i percorsi di vita dei protagonisti, le ragioni delle loro scelte, le difficoltà e le diffidenze incontrate dai pochi che vogliono capire le ragioni di una guerra dichiarata unilateralmente da chi si sentiva in diritto di decidere chi meritava di vivere o morire.