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Parigi, una vigilia. Un attore americano - bellissima moglie svedese, un figlio che saluta con «bonsoir» e un amico regista a cui deve il successo - sta per vivere la sua ultima serata in terra straniera. Si tratterebbe della fine di un esilio, della strada verso casa; ma non è così. Per un nero americano il momento del ritorno è sempre mancato. E stamattina stasera troppo presto, come l'ora di chi nasce espatriato. E una lunga e agitata notte di incubi. La nostalgia irrisolta di un uomo a cui hanno negato le radici. Col suo percorso biografico, negli otto blues della raccolta, James Baldwin rivive e dischiude momenti dell'intero spirito nero americano. Senza patria e senza padre nell'infanzia passata fra i vicoli e le scale antincendio di Harlem. Solo contro il peccato e la minaccia della pena di fronte ai sermoni e lo spettacolo estatico dei gospel. Disadattato e frustrato contro i pregiudizi dei razzisti, dei buonisti alla zio Tom, dei neri disillusi e abbandonati a loro stessi fra le strade e i punti esclamativi di Manhattan. Commosso sulle note di un fratello - di ogni fratello - che ha gettato la vita per inseguire Charlie Parker. Nella lotta per l'identità di una coscienza, quella nera, da sempre lacerata, la discesa fino all'inconscio appare come l'unica salvezza contro l'ossessione del colore e la paura per la propria vita. Così Baldwin si fa universale: bianco e nero, saggista e narratore, moralista e libertino. Scava nell'anima fino al peccato originale in cui è svelata, come un fuoco, la più gratuita delle brutalità dell'uomo contro il corpo dell'uomo.