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"Queste di Geraldine Meyer sono storie estreme che ci imbarazzano. La sua scrittura scortica, scava sotto il velo delle nostre apparenze, delle nostre ipocrisie" (dalla prefazione di Nicola Vacca). Il male, quello di tutti i giorni, è cosa che riguarda tutti. Nessuno può dirsene esente. Ma nessuno pensa di compiere il male che, spesso, viene percepito come istinto di sopravvivenza. Il compito della letteratura però non è quello di giudicarlo ma, semmai, quello di raccontarlo. È quello che provano a fare questi racconti in cui ciò che resta è una domanda: se nessuno è innocente, allora nessuno è colpevole?