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Carmine Crocco nasce nel 1830 a Rionero in Vulture e muore nel 1905 nel bagno penale di Portoferraio. Avrebbe potuto essere un onesto contadino timorato di Dio, con una moglie devota e figli affezionati. Avrebbe potuto condurre una vita tutto sommato serena, seppur nel limitato spazio di felicità concesso in quel tempo ai "cafoni". Ma la storia ha serbato per lui ben altro destino. Come il mare alterna stati di calma piatta a mare mosso, così la storia presenta, ciclicamente, le sue burrasche. E tale è stata per il Meridione il passaggio dalla dinastia Borbonica a quella Sabauda. Questo snodo storico, fatalmente, segna l'esistenza di Crocco, uomo dal carattere forte, irruento, non rassegato a piegarsi alle ingiustizie. Costretto a fare scelte difficili fino a diventare Generale di una temutissima banda brigantesca. Il famoso capo brigante, per molti ha rappresentato l'idea di una rivolta sociale nelle campagne di Basilicata e incarnato magistralmente il prototipo del bandito sociale. Giudicato malfattore dall'autorità costituita, ritenuto eroe dalla propria gente. Negli ultimi anni della sua vita, condannato prima a morte e poi all'ergastolo, ha vergato la sua autobiografia, stampata per la prima volta nel 1903.