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Si chiama Amara, e la sua storia si svolge oggi, un po' domani, appena ieri: dopo l'estate della grande canicola, le stagioni dell'influenza aviaria, in un mondo di flagelli e caos. Un idillio che volge al melodramma sessuale, fino a una tragica parodia: prima tra un uomo perbene, Gennaro, devoto alla comunità, e una giovanissima donna piuttosto comune, in apparenza poco intelligente ma in realtà iperdotata, e con un corpo sensualmente fatale; poi tra questa donna-fontana, frizzante e ardente, e un manipolo di vigili del fuoco. La materia narrativa è quella dei fatti di cronaca, dei ritagli di giornale, dei processi: tutto, nella realtà collettiva universale nella quale si inscrive questo romanzo d'amore - perché proprio di un passionale romanzo d'amore si tratta -, è presentato oggettivamente: omicidi, incidenti, stupri, epidemia, con la psichiatria a far sparire ogni cosa, e i racconti eroici o vittimari - è tutt'uno - a travestirla. Lo sguardo è di un romanziere dalla scrittura minuziosa e allucinata, primitiva come quella degli artisti che hanno scelto di abbattere i limiti del buon gusto, dei divieti morali, e l'oppressione del non detto.