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Il corpo di Mary giaceva ormai da tre anni a duecento metri di profondità nelle acque gelide del lago. Giornalisti, telecamere, gente qualunque, appostati nella semi-curva adiacente al parapetto di protezione del precipizio sul lago, guardavano da ore la chiatta. L'argano sollevò dall'acqua l'auto con il corpo inerme e saponato di Mary, l'attesa sfibrante sfumò. Svanì l'incubo della scomparsa e si materializzò il dubbio del suicidio o dell'omicidio. È l'interrogativo di questa storia realmente accaduta. Una storia scioccante che racconta anche la condizione della precarietà giovanile di questo nuovo secolo che crea incertezza, smarrimento e fatalismo nella generazione digitale.