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Nel suo famoso dialogo intitolato Il Convivio, Platone mette in scena una conversazione tra famosi personaggi del suo tempo, tra cui Socrate, i quali, dopo aver mangiato insieme, cominciano a parlare dell'amore, dandone ognuno la propria definizione. È il modello a cui scopertamente Adriano Meis, pur senza tradire il suo stile tutt'altro che "classico", ha voluto ispirarsi, magari lasciando di stucco i suoi lettori, che sono abituati a vederlo muoversi su un piano più prosaico. Lo ha fatto naturalmente, con la solita grande autoironia che sta al fondo di tutti i suoi testi e ne alleggerisce la "violenza" linguistica, che potrebbe a prima vista disorientare. Anche in questo nuovo libro ci sono il turpiloquio e lo spregiudicato riferimento alla sfera sessuale; è la cifra di Adriano Meis, ma ancora più esplicito e diretto che altrove traspare il sorriso con cui l'autore mette in azione questo armamentario comunicativo, rifiutando di prenderlo troppo sul serio. Questo non significa che il libro non intenda dire qualcosa di serio e di importante, anzi... ma lo fa, appunto, ironicamente. A cominciare dal fatto che protagonisti dei Dialoghi non sono grandi personaggi della cultura.