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Entrare nel mondo dei social network e condividerne i comportamenti, rappresenta ormai per molti, se non per tutti, un fatto naturale. Naturale e quasi doveroso. L'aspirazione a un "profilo social" è divenuta, negli anni, contagiosa e apparentemente inarrestabile. Ma c'è anche chi si è trovato coinvolto nella mischia obtorto collo, più per accontentare gli amici insistenti che per un reale e intimo desiderio di visibilità. È il caso dell'autore de "I miei anni nei social", il quale, una volta compiuto il passo, ha cercato di usare questi tipici strumenti tecnologici dei giorni nostri (i social network, appunto) con un obiettivo preciso: farli assomigliare il meno possibile a ciò che sono diventati, e, in particolare, all'uso che se ne fa, partendo dal presupposto che le esperienze e le amicizie del mondo reale sono di gran lunga preferibili a - e migliori di - quelle della rete. Dopo un lustro di "parsimoniosa attività", come egli stesso l'ha definita, quell'esperienza, nel 2016, si è conclusa. Restano un po' di riflessioni, su vari argomenti, e la speranza che non siano state inutili