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La follia dell'impossibile era ciò che cercavamo di compiere: ritrovare in quello spazio ontologico, in cui tutto era presente, il frangente minuscolo di un attimo, per penetrarlo, rapirlo all'oblio del nulla e restituirlo alla luce. Il romanzo prende spunto da un fatto di cronaca: la morte di un bambino in un paese del Medio Oriente. Alfredo Bonafede, uomo di mezza età dalla vita anonima, leggendo la notizia rimane profondamente colpito dalla frase pronunciata dal bimbo in punto di morte: "Lo dirò a Dio". Da quel momento il protagonista rimane intrappolato in una sorta di sogno tra le strade del centro storico della città di Palermo, senza poterne uscire. Crede, o si illude, di poter salvare realmente il bambino da quella morte orribile, tornando indietro nel tempo, a un attimo prima che la bomba esplodesse. Ad accompagnarlo in quest'avventura ci sono strani personaggi che incontra tra una piazza e l'altra di Palermo. In questo microcosmo di umanità, che si dibatte tra le assurdità e la realtà dell'esistenza, si sviluppano i temi del rapporto tra Dio e l'uomo, della moralità e delle illusioni che la cultura si è costruita. Il tempo della narrazione è dettato da un orologio particolare che ha la caratteristica di far ricominciare ogni volta la storia daccapo.