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Silvia scopre, appena adolescente, che colui che aveva sempre creduto essere il suo amato papalino Ezio in realtà era il suo patrigno. È il 1954 quando, rimaste sole, la mamma le confessa che il suo vero padre è David, un giovane medico di origini ebraiche fuggito appena in tempo per mettersi in salvo dai rastrellamenti fascisti, dopo la promulgazione delle Leggi razziali del 1938. Tale rivelazione è lo spunto, colto dall'Autrice, per intraprendere un viaggio nella memoria, ripercorrendo la storia di quattro generazioni della sua famiglia. Riesce sapientemente a fotografare episodi e ricordi, utilizzando con abilità un'incredibile leggerezza nel racconto anche di momenti difficili. Le immagini di una Torino passata si intrecciano alla descrizione di una città contemporanea vista attraverso gli occhi e la mente del nipote, Timoteo, giovane musicista dilettante, che l'Autrice alterna a sé come voce narrante nel romanzo, dando vita ad un meta-racconto nel quale passato e presente si uniscono in un vortice di emozioni e di avventure estremamente coinvolgente.