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"Tà marziakà": letteralmente, "Le cose di Marte". Questo è il titolo che Sara Condizi ha scelto per il suo esordio poetico, un neologismo che, ricalcando la forma grammaticale dei titoli dei manuali e degli excursus storico-geografici dell'Antica Grecia, vuol consentire al lettore di capire come la raccolta che stringe tra le mani altro non è che un compendio di quel che è accaduto a Marte negli ultimi suoi 12 anni di vita. Marte, infatti, è Sara e Sara è Marte, in questa corrispondenza astronomica e mitologica che l'autrice ha scelto per sé all'origine della sua scrittura, per illustrare il suo io e descriverne il suo rapporto con le dinamiche del mondo e con quelle della sua interiorità. "Tà marziakà" va dunque letto per intero, dall'inizio alla fine, abbracciato in una lettura continua che va dagli inizi in versi acerbi fino alla conclusione, attuale e consapevole dello stadio di maturità ormai raggiunto.