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"A picco sul mare", dove il mare fa un po' da protagonista in questo dipanarsi di flash-back, suggestioni, sensazioni. A picco perché è nell'abisso, dove tutto è silenzio e immobilità, che si può riflettere; perché è dall'abisso che si risale in superficie... sul mare, appunto. L'io narrante si mescola spesso alla seconda e terza persona, il passato col presente, per giocare e fantasticare con luoghi, luci, ombre di una città "squinternata, devastata, mortalmente bella": Taranto. Allo stesso modo la prosa s'avvale e si fonde con la poesia per dare vita a un racconto immaginifico, a tratti surreale. E infine c'è sempre un filo di Arianna a condurre il gioco a suggerire la "chiave" del labirinto. Sta al lettore scoprirlo (seguirlo), o meglio, interpretarlo. Un omaggio alla città, un atto dovuto, perché - malgrado la conflittualità con lei eterna - è sempre succhiando linfa dalle proprie radici che si riesce a trarre la forza necessaria per rinascere.