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Unitis Signis. Un motto musicale, suadente, bello anche nella sua scansione grafica, ritmata e quasi rimata. Evocato a rimarcare l'incontro di due artisti su un territorio che è allo stesso tempo pregnante e impegnativo: quello dei segni come simboli, superfici, forme, spazi, portatori di precetti teoretici e spirituali. Ma nel caso di Walter Valentini e Giovanni Gaggia, questo titolo tradisce qualche limite, tanto da dover essere - inopinatamente e del tutto arbitrariamente - emendato in Unitis "etiam" Signis. Per i due artisti infatti l'opera realizzata a quattro mani diventa il momento lirico capace di portare alla superficie legami profondi quanto inespressi, articolati anche se spesso collocati in una sfera metafisica. Legami che però trovano una base identitaria in qualcosa di eminentemente "fisico" come il territorio: quello di Fermignano, piccolo centro delle colline marchigiane, una delle capitali storiche della grafica d'arte italiana, che ha fatto da scenario alla nascita dell'opera. Ma soprattutto quello della vicina città di Pergola, dove sono nati entrambi, anche se in generazioni decisamente distanti.