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Con penna ferma come bisturi affilato, che sembra preso in prestito a un anatomopatologo, Barbara Codogno in questi "Racconti Americani" usa un linguaggio che spolpa la realtà per arrivare dritto e impietoso all'osso della storia. Racconti veloci, crudi, scritti con una prosa mai leziosa o autocompiaciuta che mescola continuamente il pensiero al parlato e alla narrazione. Senza mai indugiare nelle descrizioni, accennando piuttosto ai luoghi e ai protagonisti con pennellate rapide e pastose. L'America ci appare nella sua violenza quotidiana, fatta di serial killer, di omicidi brutali, di devianza e povertà. L'America come l'abbiamo vista tutti nello sconvolgente omicidio che è entrato nelle nostre case: la morte di George Floyd, ucciso bestialmente da un poliziotto. Racconti che attraversano l'America geograficamente e storicamente: da Fargo ad Albuquerque, dagli anni '50 alle ultime serie televisive. C'è un filo sottile che lega insieme i racconti: il marcio che sale dai cassonetti dell'immondizia e dalle discariche e i lampeggianti rossi e blu della Polizia. Questo libro lo si beve tutto d'un fiato, come fosse una medicina amara. Ma è una lettura che non cura. E non consola.