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Il lavoro nasce dall'incontro (e dall'innamoramento) dell'artista con l'"Atlas Mnemosyne" di Aby Warburg, un atlante delle immagini in cui Warburg esplora le sopravvivenze e le permanenze delle immagini di antiche divinità e simboli nella cultura europea moderna. Alessandra Baldoni rimane colpita della giustapposizione di elementi in apparenza distanti per provenienza e cronologia temporale (carte, statue, reperti archeologici, ritagli di giornale) che secondo Aby Warburg sono familiari tra loro, si richiamano, si fanno eco. Le immagini sono l'oggetto privilegiato di studio in quanto sono un modo immediato di "dire il mondo". L'immagine è il luogo in cui più direttamente precipita e si condensa l'impressione e la memoria degli eventi.