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Catanzaro, ove già fioriscono una quantità di banche di classe, si può dire oramai che a preferenza di qualunque altra sia la città del credito. Ecco un altro appellativo, sconosciuto, dato alla città nostra ma che, oggi, sembra urtare con l'attuale situazione congiunturale il cui vortice, per opinione diffusa e convinta, muove proprio dalle banche alle quali si chiede una amministrazione spigliata, non vincolata troppo da statuti e regolamenti, ispirati spesso da una prudenza eccessiva, da norme più o meno burocratiche, a cui si ribella la natura degli affari commerciali per infondere vita e rigore al commercio e alla industria locale. È nei periodi di crisi, periodi in cui le banche comuni si fanno prendere troppo facilmente dallo spavento, che il commercio e l'industria hanno maggior bisogno della banca, e questa, restringendo troppo violentemente il credito, acuisce la crisi e rende inevitabili delle cadute che si potrebbero evitare. Una banca di commercio che, più che ai patrimonii dei clienti, bada all'onestà, alla attività, allo spirito d'iniziativa che essi posseggono, e non indietreggia di fronte all'audacia spesso indispensabile.