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Antonio Gramsci ha esercitato la critica teatrale in un periodo cruciale per la scena italiana: tra il 1916 e il 1920 s'impose il genio di Pirandello; con Virgilio Talli si consolidò la nuova figura del regista; esplose definitivamente il fenomeno della comicità popolare con Fregoli, Petrolini e Viviani. Gramsci testimoniò in diretta questi fenomeni sull'edizione torinese de l'Avanti!. Fu tra i primi a sottolineare la genialità dell'autore di Liolà e Il giuoco delle parti, fu tra i più lucidi a tessere l'elogio di Virgilio Talli ma non capì la comicità popolare che bollò come volgare, commerciale e diseducativa. E fu un peccato perché invece Petrolini e gli altri erano proprio gli interpreti di quel proletariato al quale Gramsci stesso aveva dato piena cittadinanza politica. Curato dallo storico del teatro Nicola Fano, questo libro per la prima volta raggruppa per temi i più importanti interventi in materia di Antonio Gramsci. Che, se da un lato si scaglia contro la gestione commerciale dei teatri, colpevoli di puntare solo sui comici, dall'altra teorizza la necessità di un nuovo teatro etico che aiuti l'uomo a definire se stesso e la propria identità in relazione alla società.