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Budapest, gennaio 2019. Il Danubio scorre lento sotto il Ponte delle Catene, i locali di Pest brulicano di giovani e scintillano le vetrine dei negozi alla moda di Váci utca. Eppure nella capitale è in corso una guerra, spesso dichiarata, a tratti sotterranea: è la guerra del primo ministro Viktor Orbán, e del suo partito Fidesz, contro la comunità LGBT ungherese. E in tempi di 'guerra' come vivono i giovani gay ungheresi? László, ventisettenne social manager, ma soprattutto attivista politico, portavoce del Budapest Pride, sa di dover combattere in campo aperto contro l'omofobia del governo, senza tentennamenti ed esitazioni; di tutt'altro avviso, János, celebre dj della radio di stato, che preferisce non esporsi e condurre la propria vita con quella 'discrezione' che consente di non avere problemi, soprattutto con le autorità; e infine, Tibor, brillante e giovane uomo politico del partito di governo, padre di tre figli, ma segretamente omosessuale, costretto a scegliere tra amore e ambizioni professionali. A raccontare le loro storie, i loro scontri e persino i loro amori è un dottorando americano di ventiquattro anni di origini ungheresi, che ritrova nella battaglia dei gay magiari di oggi la straordinaria vitalità e il toccante coraggio dei pionieri del movimento omosessuale americano del passato.