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"Cosa occorre per fare poesia? Quali eventi determinano i nostri pensieri più intimi, decidono per un sì o per un no, indicano la strada che dovevamo intraprendere, oscurando tutte le altre? Non sbaglieremmo a dire: la nostra esperienza di vita; la qualità delle nostre letture, e dunque l'intensità e la memorabilità con cui hanno saputo imprimersi in noi; il sapere tecnico, così fondamentale per incanalare in una forma compiuta e appropriata il nostro sentimento poetico, e dunque quella disciplina formale che è sempre - al suo meglio - un rispecchiamento del nostro mondo interiore, di quell'ordine morale che è a sua volta un ordine del pensiero. Ma se volessimo penetrare più a fondo, restituire non dico la vastità delle sensazioni, delle immagini, delle emozioni che hanno determinato i nostri versi, ma almeno sentirne l'odore, allora dovremmo spingerci oltre, incamminarci a ritroso lungo i sentieri che conducono alla nostra percezione originaria delle cose, a quell'immaginare primo cui continuiamo a ubbidire come a una verità fondante" (G. Pontiggia).