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Nelle sue "visitazioni notturne", Marchese non solo avverte la tensione di quella poetica dolorante ma si è spinto a guardare nello specchio della perdita e a penetrare nel vortice dell'anima del poeta con un "io dialogante", che s'interroga e s'incammina verso un nuovo "sentire", verso una nuova conoscenza, con lo sguardo disincantato sul sentiero del domani che verrà. Un canto e dialogo nel silenzio della notte che mostra le piaghe di una sofferenza lacerata e solitaria, che sollecita e vibra nell'animo di Marchese, spesso obliata ma mai dimenticata. Uno scavo profondo della parola sfibrata e densa di Calogero, che smuove l'opacità delle nostre parole mondane e formali, e si trasforma in vento di tempesta, in urlo acuto di dolore, foriero di nuove aperture e conoscenze.