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È cominciata probabilmente con la nascita del regno d'Italia una nuova e meno occasionale dimensione europea della nostra cultura che, uscendo da una tradizione secolare di discendenza classica ormai inerte e stereotipata, si apriva con crescente interesse a quanto accadeva al di là dei nostri confini. Così nel Convegno "Gli scrittori italiani e l'Europa", dopo l'iniziale relazione di Elvio Guagnini volta ad accertare il peso di alcune riviste tra Settecento e primo Novecento nel favorire in Italia una dimensione culturale europea, siamo partiti proprio dai soggiorni all'estero di alcuni nostri scrittori all'inizio del Novecento (a Parigi si erano trovati Soffici, Ragazzoni e d'Annunzio sui quali hanno relazionato rispettivamente Francesca Sensini, Ermanno Paccagnini e Anita Ginella, mentre in Svizzera era stato Dino Campana come ha riferito Renato Martinoni), per passare poi alla presenza di personaggi stranieri in libri italiani (i soldati tedeschi in Calvino e Fenoglio e i personaggi andalusi nei romanzi di Elsa Morante sui quali hanno riferito rispettivamente Bodo Guthmüller e Victoriano Peña Sànchez), per ricordare quindi la funzione della poesia...