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La professione dello scultore della pietra risveglia in ognuno di noi numerose immagini, per lo più legate a una memoria storica dislocata in un passato spesso distante, intrisa di preconcetti. La pietra richiama l'idea di una scultura atavica, primordiale, via via più raffinata, nello scorrere dei secoli, arrivando agli splendori levigati del Rinascimento. Richiama alla mente polvere, fatica, e schegge, sofferenza interiore e aspettative per forme che emergono dalla prigionia di pietra per ergersi a vita apparentemente eterna, la quale cede unicamente dell'erosione millenaria, comunque più durevole dell'effimera durata di un'umanità dimenticata. La figura stessa dello scultore della pietra incarna uno degli archetipi più solidi. È fatto di pazienza e tenacia, di silenzio e interiorità. Come la pietra, lo scultore stesso incarna l'immanenza, l'imperituro coincidere del passato nel presente e nel futuro. E scoprire che, nell'opera di Zoncato, tutto questo viene disatteso, lascia piacevolmente sgomenti. Osservare nelle linee scultoree dell'artista la pietra di Vicenza diventare leggera, fluttuante, tagliata di modernità colorata, trasla l'attenzione ad una sorta di nuove vedute.