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"La guerra è una mafia" è una raccolta di scritti pubblicati poco prima dello scoppio della Seconda guerra mondiale. Un atto d'accusa che l'autore rivolge contro i profitti di guerra, la propaganda e le organizzazioni internazionali che hanno fatto della "pace nel mondo" un business. Butler racconta con franchezza e pungente ironia la propria esperienza nell'esercito e svela strategie, speculazioni finanziarie e nomi di faccendieri, politici e multinazionali tuttora esistenti, soffermandosi anche sull'Italia fascista. Le sue parole provocarono un'incidente diplomatico tra i due paesi. Butler raccontò un episodio riferitogli da un giornalista che aveva intervistato Mussolini: durante un giro in auto in sua compagnia, la vettura avrebbe travolto e ucciso un bambino. Il Duce non si sarebbe fermato perché "le ragioni di Stato sono più importanti di una singola vita". Mussolini negò tutto chiedendo scuse ufficiali e il governo americano, ancora interessato a mantenere buoni rapporti con il nostro paese, mandò Butler alla corte marziale. Una vicenda poco conosciuta in Italia e ricostruita su fonti americane. I discorsi di Butler sono un accorato richiamo alle responsabilità di tutti e si rivelano di grande attualità: la ricerca di un nemico, il ricorso al casus belli e al patriottismo, le armi di distruzione di massa, la "privatizzazione" dei conflitti, gli interessi dell'industria degli armamenti, le crisi economiche, le pressioni delle lobby sulla politica, le vittime innocenti sono elementi che ritornano nel presente scenario. Grazie al linguaggio semplice e diretto e a una profonda umanità, Butler - lontano da qualsiasi tentazione "complottista" - ha lasciato una testimonianza reale, imprescindibile e alla portata di tutti.