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"Il profumo del vicolo" è un appassionato florilegio di storie e - si badi bene - non di fatti e tanto meno di cronache. Le cronache lo avrebbero reso asettico, annalistico, lontano dalla possibilità di abbandoni del cuore. Non per nulla, i fatti si possono dimenticare perché generano in sé il germe della possibile interpretazione e, quindi, a volte, dell'equivoco. Le storie, invece, restano, al più sono soggette alla legge dell'entropia del linguaggio che le nobilita rendendole progressivamente letterarie: le storie che Il profumo del vicolo ci racconta possono correre e vivere per sempre... (Dalla prefazione di Paolo Massimo Rossi)