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L'Afghanistan, il giardino dell'Asia Centrale, sogno di tutti i viaggiatori e meta del turismo hippy degli anni 70, è diventato luogo di terrore a causa del regime talebano. Da decenni nessuno vi entra, se non per motivi legati alla guerra. La jihad moderna, che lì è nata, ha poi cambiato luogo spostandosi in Siria. Questo paese, di cui Damasco e Aleppo sono diventate le nuove prede da conquistare, è sempre stato laico e rispettoso delle diversità religiose, ma, ormai da anni, si trova a combattere contro nuovi gruppi ribelli il cui unico obiettivo è la restaurazione di un califfato. Solo quando scende in campo pesantemente l'Isis dei tagliagole, l'Occidente si accorge - forse tardi - del conflitto siriano. "In viaggio con la Jihad" svela i meccanismi e le radici di queste guerre, che mostrano di avere origini lontane nel tempo quando, dopo la Prima Guerra Mondiale, gli occidentali decisero di spartirsi l'Impero Ottomano ignorando le differenze etniche e religiose delle popolazioni che lo componevano. Un nuovo viaggio a Damasco nel quarto anno di guerra cerca di spiegare le nuove trasformazioni anche attraverso la visita ai più grandi campi profughi siriani.