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La fama di Federico De Roberto, dopo anni di oblio, è ormai consolidata ed è riconosciuta l'assoluta eccellenza del suo capolavoro narrativo, "I Vicerè", ma anche di altri romanzi come "L'illusione" e "L'imperio". In questo libro, invece, Giuseppe Traina studia altri aspetti meno noti della produzione derobertiana: i due romanzi considerati "minori" ("Ermanno Raeli" e "Spasimo"); le novelle, spesso geniali; la produzione teatrale, quasi sempre sfortunata. E rimette in piena luce l'aspetto contraddittorio, ironico e autoironico, metaletterario e talvolta perfino ghiribizzoso della scrittura di De Roberto: un autore capace di mescolare le carte, di sorprendere il lettore e poi di nuovo deluderne le attese, sempre sperimentando vie nuove, per insoddisfazione caratteriale o, più probabilmente, per una precisa attitudine a guardare oltre le poetiche dominanti, le "scuole", le appartenenze, verso un orizzonte più libero, in cui la letteratura sia frutto di un'ispirazione ostinatamente fuori dagli schemi.