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"Non potevo metterci anche l'orizzonte" si addentra nello spazio misterioso e a tratti inaccessibile della perdita. I versi si avvicinano a quest'esperienza universale fatta di alternanze, arresti e ritorni, con ostinata leggerezza, e con leggerezza la interrogano, in un tumultuoso andirivieni di ricordi e presagi. Perché la memoria non resta mai dov'è ma cambia sempre posto, alla ricerca di tracce di salvezza. Le poesie sono disposte in sezioni, ognuna delle quali è introdotta, come un sipario, da una fotografia e da un titolo: le immagini, con il loro gioco di luci e ombre, fanno da sfondo, come una garza leggera o un velo d'acqua, a un luogo dove le figure e il tempo rientrano negli stretti interstizi delle parole, abbracciandole.