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La poesia di Mariano si sviluppa in una sequenza di pensieri che seguono un percorso non logico-argomentativo, ma fantastico-associativo, laddove l'osservazione circostanziata cede il passo alle riflessioni scaturite dal proprio immaginario, in cui i ricordi storici (ricorsi, richiami, rimandi) si accumulano e sviluppano più lungo impulsi creativi e linguistici che non intorno a stimoli meramente logici e descrittivi. Sul piano filosofico, alcuni componimenti devono molto all'interpretazione di Sant'Agostino, secondo cui il tempo "tende a non esistere", mentre in altri, quasi a fare da contraltare teoretico, si obietta che, a proposito della presunta verità nietzscheana secondo cui non ci sono fatti ma solo interpretazioni, bisognerebbe ad esempio interrogare i sopravvissuti di Auschwitz. Il peso della memoria, fatto di bagagli a mano e scandagli umani, porta l'autore a caricare visioni e memorie delle città italiane e straniere da lui visitate con le suggestioni storiche che i luoghi evocano, quasi che il fine dei suoi viaggi non sia stata la bellezza artistica dei monumenti, ma gli eventi spesso tragici di cui essi sono testimoni.