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Un racconto sospeso tra storia e memoria. Rovescia il pessimismo di Erasmo da Rotterdam che negli anni delle rughe brontolava: «Chi loda la vecchiaia non l'ha vista in faccia». Ogni mattino Roberto Fieschi si guarda allo specchio prima di inforcare la bici, non importa se estate o inverno. Pedala, ricordando. Nostalgie vaganti che una figlia suggerisce di raccogliere nel registratore per rimandare ai nipoti l'avventura del secolo breve nelle abitudini di casa, madre, padre, zie, moglie, figli, incontri, scontri, università, politica, medaglie e l'inquietudine soffiate dal popolo giovane biologicamente impegnato a seppellire il passato negli specchi degli ordini nuovi. Il signore dei ricordi si riascolta con sospetto. È cresciuto nella cultura della carta e sceglie la scrittura per sfumare le ombre nella morale della storia. Quella marcia lunga verso il futuro assieme a compagni di viaggio lontani-vicini. Li ritrova nei giochi d'infanzia, banchi di scuola, tigri della Malesia, figurine, francobolli, violini, canzoni che scaldavano il giovane cuore. Prefazione di Maurizio Chierici.