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Cosa spinge un intellettuale di sinistra a leggere l'enciclica "Laudato sì", che, pur nel presentare la sofferenza dei poveri di tutto il mondo, preda della voracità di nuovi padroni, banche e finanza (per usare categorie di Marx, centrali in questo saggio), non rinuncia, certo, all'affermazione della spiritualità dell'uomo e al suo anelito trascendentale?