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La passeggiata primaverile dell'elegante madame Dufayel si conclude, disegnando una parabola tutt'altro che infrequente nelle famiglie della grande borghesia di fine secolo, nel regno di Jean-Martin Charcot, il grande maestro parigino che aveva isolato la "malattia nervosa" dell'epoca: l'isteria. Quello stesso anno, nell'ottobre del 1885, Sigmund Freud ne era diventato l'allievo. La storia di Faustine si affaccia così sulla soglia della psicanalisi, ma non entra a far parte degli Studi sull'isteria: rimane segnata dalla dedizione assoluta al fantasma dell'amore impossibile e già da sempre perduto. Patrizia Crippa rimette sorprendentemente "l'isterica" al centro di un romanzo dove le ragioni della Storia (la sola che ha il diritto di essere ricordata) che trascendono ogni destino personale ci appaiono nella loro Vanitas davanti alla trascurabile storia di Faustine, segnata da quella fatalità che per Rimbaud connotava la giovinezza: a tutto asservita, è per delicatezza che ha perso la vita.